la necropoli di Myra, Turchia

L’animo umano necessita di modelli e credo che San Nicola sia l’emblema della generosità, della misericordia, della bontà d’animo, della carità, della giustizia, della capacità di ascolto e di tolleranza. A distanza di diciassette secoli il suo modello è ancora vivo nella comunità barese e cristiana.

Di quest’uomo, nato nel IV secolo nell’antica regione della Licia, oggi nel sud della Turchia, si sa ben poco, eppure il suo segno è così forte che continua a smuovere popoli da tutto il mondo verso Bari.

Presumibilmente nato tra il 255 e il 270 d.C a Patara da una famiglia nobile e ricca, rimase orfano sin da giovane. Il suo faro fu la fede, in un periodo in cui erano ancora in atto le persecuzioni cristiane. Nel 303 d.C. l’Imperatore Diocleziano scatenò una violenta politica di persecuzione che si placò solo un decennio dopo, quando l’Imperatore Costantino emanò l’editto che dava libertà di culto ai cristiani.

Statua di San Nicola_ Chiesa di San Nicola a Myra in Turchia

Probabilmente anche Nicola patì percosse, carcere ed esilio. Alcune fonti raccontano della volontà di unirsi agli eremiti palestinesi durante il pellegrinaggio a Gerusalemme, ma la volontà di Dio lo riportò a far del bene nella sua terra. Grazie ai profondi studi teologici e alla sua immensa vocazione, tra il 308 e il 314 d.C., fu nominato vescovo della città di Myra, un piccolo paesino sulla costa del Mediterraneo, che tanto ricorda i nostri villaggi di pescatori, che ebbi la fortuna di visitare una decina di anni fa.

pellegrini ortodossi in visita alla Chiesa di San Nicola a Myra in Turchia

Si racconta che l’arcivescovo Nicholas, nonostante il ruolo investito, rimase semplice, modesto, laborioso e caritatevole.  Ho sempre immaginato Nicola come un uomo colto, ma col  dono di saper dialogare con tutti con grande umiltà. Nicola, come i grandi che hanno cambiato la storia, esercitava per le strade il suo carisma per debellare la corruzione, la prostituzione, il cannibalismo e, soprattutto, per diffondere la parola di Cristo, per evangelizzare e far beneficenza con discrezione. Camminando per Demre, l’antica Myra, mi sentivo a casa, in quelle viuzze assolate tra case in pietra, dove incrociamo i volti dai grandi occhi neri che tanto ci assomigliano.

Nicola, sicuramente nel 325 d.C. partecipò al primo concilio della storia della chiesa, convocato dall’imperatore Costantino, a Nicea. Alla sua morte tra il 334 e il 343, il corpo fu riposto in un sarcofago di una piccola chiesetta di blocchi calcari, simile alle nostre architetture romaniche, e vi rimase fino alla primavera del 1087, anno in cui vi fu la traslazione delle reliquie a Bari.

la tomba originale di San Nicola nella Chiesa di San Nicola a Myra in Turchia

I motivi che spinsero i 62 marinai baresi, finanziati dalle facoltose famiglie della città,  fino alle coste turche furono svariati. La leggenda vuole che il santo apparve in sogno chiedendo di esser “trasferito e messo in salvo” dalla profanazione musulmana; sicuramente l’acquisizione di queste reliquie miracolose, conosciute e venerate in Europa, avrebbe apportato considerevoli benefici socio-economici a Bari, oltre al prestigio e alla notorietà.

Bisognava rilanciare la città che, a causa della conquista normanna, aveva perduto il ruolo di residenza del catepano e, quindi, non aveva più il lustro di esser capitale dell’Italia bizantina. In quei tempi la presenza in città delle reliquie di un santo importante era non solo una benedizione spirituale, ma rendeva la città degna di considerazione, perché meta di pellegrinaggi e, quindi, fonte di benessere economico.

abside della Chiesa di San Nicola a Myra in Turchia

La notte del 20 Aprile, i marinai approdati a Myra, in tutta fretta si recarono presso la chiesa di San Nicola, e sfondarono il sarcofago; si racconta che le ossa galleggiavano sull’acqua santa, trasudata dalle stesse, detta manna. Con azione rapida, raccolsero cranio, femore e altre ossa grandi, circa il 65% dello scheletro, che il 9 Maggio arrivarono a Bari, per la gioia della comunità.

Fu l’abate Elia del monastero di San Benedetto che le ebbe in consegna e le custodì all’interno della cripta della chiesa del monastero, tutt’oggi visitabile.

Terminata l’edificazione della cripta della Basilica di San Nicola in poco più di un anno, il 1 ottobre del 1089 le reliquie di San Nicola furono riposte nella tomba, con una solenne cerimonia in cui Papa Urbano II consacrava il luogo e nominava Elia arcivescovo.

tomba di San Nicola nella cripta della Basilica di San Nicola a Bari

Le restanti ossa furono traslate dodici anni dopo dai Veneziani e son custodite tutt’oggi nella chiesa di San Nicolò al Lido di Venezia.

Ogni anno, il 9 Maggio, Bari festeggia l’approdo delle reliquie del Santo, che continuano a trasudare la santa manna, quest’acqua pura dalle proprietà taumaturgiche, che viene raccolta durante la solenne celebrazione e  racchiusa in una ampolla di cristallo, venerata e baciata durante la processione dei fedeli commossi.

La manna è il miracolo tangibile del santo,  mescolata ad acqua benedetta può esser anche acquistata e bevuta dai fedeli, ma a mio avviso, il miracolo più grande che il Santo ogni giorno attua è l’unione dei fedeli cattolici e ortodossi in preghiera. Turisti e pellegrini che visitano la cripta respirano questa forte  energia data dall’unione delle due chiese, come se lo scisma del 1054 non fosse mai avvenuto.

Se fosse stato l’attuale vescovo di Bari, Nicola sarebbe stato uno di noi; per tutti i popoli rappresenta Babbo Natale. Nei Paesi nordici conserva ancora le fattezze del vescovo Claus,  in ricordo di una vita da grande benefattore, regalando tutte le sue ricchezze ai bambini e alle donne nubili per la dote.

Nel mondo oltre 6.000 chiese sono dedicate al nostro Taumaturgo, di cui 2000 in Europa.

In Italia le chiese dedicate a San Nicola sono circa 1.200, ma sicuramente la più importante è la nostra Basilica di San Nicola di Bari.  

Rossella Gendarmi